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Visualizzazione dei post da febbraio, 2018
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Il Casanova, di Federico Fellini  - recensito alla luce di una candela bianca - "Una monaca che da due mesi vi vede ogni Domenica alla messa del Convento, desidera conoscervi. Vi aspetterà sulla riva dell’Isolotto di San Bartolo questa notte, senza domestico… e con una candela in mano.” Così Giacomo Casanova - in mezzo alle onde di un mare sintetico fatto di teli di plastica e con il brusio forte del vento altrettanto artificiale nel suo rumore volutamente snaturato - ci presenta il primo di una lunga serie d’incontri amorosi. E’ reggendo una candela bianca in mano che Casanova ci invita a conoscere questo suo modo di amare, un amor profano che è l’amor profano per eccellenza - talmente “profano” che si mischia e si confonde con il sacro perché coinvolge una monaca, simbolo di castità cristiana – e non è forse a caso che sia proprio una candela a gettare luce su quel foglio di carta; candela dal latino candere (candeggiare), che significa “bruciare fino al bianco” e