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Visualizzazione dei post da giugno, 2018
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Berlino da Ruttmann a Schadt: il Canto della Metropoli Immaginare un cinema diverso è forse possibile? Diverso da cosa? Un cinema che non tragga le proprie trame dal plot dei romanzi, che si sbarazzi di naturalismo, verismo ottocenteschi; che sia cinema d’arte senza ricalcare i drammi shakespeariani e che si lasci ispirare, non più dalla letteratura, bensì da altre discipline artistiche. Che amputazione dovrebbe sopportare il cinema se rinunciasse a ciò che la tradizione del novecento ha strutturato come nucleotidi del suo codice genetico? Abdicare dalla logica lineare e cronologica degli eventi che ne costituisce la tradizionale narrazione dei fatti, fino al punto di privarsi dei tanti abusati flashback che diventerebbero inconsistenti senza tale struttura; astenersi dal tratteggiare i propri personaggi intendendoli come maschere simboliche, voci di una dialettica scontata ma ancora così seducente che, con lambrosiano afflato, tende a cercare infinite corrispondenze tra  elementi